giovedì 3 gennaio 2008

domenica 25 novembre 2007

scambio link

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venerdì 9 novembre 2007

i 10 mestieri più pericolosi del mondo


- fare l’avvocato in Pakistan
- fare il monaco in Birmania
- fare il sindacalista in Colombia (2000 morti in dieci anni)
- fare il civile in Iraq o in Afghanistan
- fare il contadino in Cambogia
- fare il minatore in Cina
- fare il bambino soldato in Uganda
- fare il meninos de rua nelle favelas di Rio
- fare il neonato in Darfur
- fare il lavoratore in Italia (4 morti al giorno)

giovedì 8 novembre 2007


venerdì 2 novembre 2007

recensioni

Un libro da gustare fino in fondo
4 lug 2007
di Michele Guglielmino
Il primo racconto riguarda una bella e misteriosa signora di mezz'età: con quest'affascinante storia, seppur con qualche “titubanza” iniziale, l'autore ci parla anche dell'amore per la letteratura. Il secondo e terzo sono favole, più onirica la prima, più realistica la seconda, con cui l'autore, come avrebbe fatto notare Rousseau, ci parla dell'animale e ci dipinge l'uomo. Il quarto e il quinto non ve li svelo, per non rovinarvi la sorpresa ma credetemi se vi dico che è un libro da gustare fino all'ultima pagina e che l'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, è un piccolo capolavoro.
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semplice e profondo
4 lug 2007
di Riccardo Tronci
Cinque racconti, scritti in uno stile ineccepibile, di chi sa cambiare registro e metrica a seconda della storia. I personaggi sono appena tratteggiati, ma è molto facile riuscire a "vederli", conoscerne il volto e le emozioni. Uno strepitoso inizio ed una folgorante chiusura di libro.
[ Risposta ]

Stile ricercato e turbine di emozioni
3 lug 2007
di miriammas
Cinque racconti molto intensi. Accompagnano il lettore tra riflessioni profonde, immagini d’altri tempi e suggestioni oniriche sulla scia di uno stile ricercato quanto coinvolgente. L’immagine della tempesta, a mio parere rende perfettamente l’idea del turbine emotivo generato dalla lettura di questo libro. Il potere evocativo della letteratura, il tentativo (vano?) di ristabilire un legame con gli affetti perduti attraverso una passione ereditata, lo smarrimento di fronte all’inesorabilità della morte, il coraggio delle proprie idee, sono solo alcuni degli spunti rintracciabili tra queste pagine. Ho trovato molto suggestivo il racconto Settimo, in cui l’autore spiazza il lettore ponendolo nella prospettiva di un cane e lo accompagna in un percorso surreale alla ricerca di una risposta che dia un senso alla sofferenza. Impossibile per me non apprezzare, infine, il retrogusto hobbesiano di Una pagina sola. Miriam Mastrovito
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Propensione per un linguaggio complesso, forbito...
2 lug 2007
di mario dari
Ho letto con vero piacere il libro, anche se il linguaggio complesso, forbito, ricercato, in certi momenti rallenta lo svolgersi del racconto rendendolo, per molti, faticoso. Proprio questo suo linguaggio, a mio parere, rende il libro un prodotto di nicchia, sicuramente molto apprezzato dagli amatori. "Propensione per le tempeste" è il racconto più riuscito e coinvolgente ed è anche il più semplice nella forma pur mantenendo le caratteristiche di una scrittura sempre elegante. L'idea è ottima e suscettibile di interpretazioni personali secondo il vissuto. Nel complesso un libro da leggere per confrontarsi con pensieri e idee non banali ed insolite.
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I casi della vita
1 lug 2007
di Carla Pivari
Mi sono trovata per caso a recensire questo libro, quasi per scherzoso e sperimentale scambio.Nulla so, ad ora, di come è stata giudicata la mia opera, se lo è stata.Intenzionalmente.Mi sono ritrovata sotto gli occhi e di rimando nel cuore, un piccolo capolavoro.Non avevo mai sentito nominare l'autore, ma ne ho letti molti che dovrebbero cedergli il passo.Non è piaggerìa.Non svelerò nulla delle trame o del racconto che mi ha più colpita.Perchè merita, merita veramente.Scritto in modo che si presta a diversi piani di lettura:estetica, emozionale, rievocativa.Colpiscono gli spunti, le trame, le prospettive di svariati protagonisti che mai ti sogneresti di trovare.Storie particolari e piccoli affreschi,con metafore originalissime e ironiche.Le descrizioni dei personaggi sono accurate e così reali che, leggendo, ti ritrovi al loro fianco, ne senti il respiro...il pensiero...Lo scrittore ha il dono di farti dimenticare il mondo circostante e trascinarti nelle sue storie.Ogni pittoresco aggettivo è quello giusto.Le cose diventano animate e pare normale.Spesso chi scrive si ritrova a dire a se stesso..."io qui avrei fatto così...avrei aggiunto...avrei tolto" Qui tutto è misurato, ma non nel senso deteriore del termine.Va bene così. E basta.In sottofondo si avverte una sottile melanconia la quale però non guasta affatto il gusto della lettura che non si esaurisce una volta sola.Racconti da leggere e rileggere che scivolano via leggeri e grevi.Una bella sorpresa, un buon sapore che resta.Esiste ancora chi sa scrivere pulito e profondo.E ironico, allo stesso tempo. Il che non guasta. Carla Pivari
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ottimo lavoro!
29 giu 2007
di irene giorgini
Ho letto "Propensione per le tempeste", mi sono lasciata coinvolgere, mi sono fatta catturare dalla descrizione dei personaggi, ho ammirato lo stile dell' autore e mi sono ritrovata nella storia. Un libro che mi è piaciuto molto, sia per lo stile, sia per la novità che porta, come ad esempio farci scegliere il tempo dove ambientare la vicenda...ottimo lavoro Riccardo!
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giovedì 25 ottobre 2007


mercoledì 17 ottobre 2007

ditemi di no, e mi metto l'anima in pace



Ci sono diversi modi di fare giornalismo.

Qualcuno ricorderà - e forse mi potrà dare una mano per nome e foto - quando ritornarono le prime 700 bare di soldati americani caduti in Iraq, e un giornalista creò un fotomontaggio che le allineava a ricoprire l'intera superficie di un campo da football. Se ricordo bene fece innervosire l'amministrazione americana che tentò di censurarlo.

Questo credo sia un ottimo modo di fare del giornalismo.
Io non sono così bravo e, come gli orientali, non mi resta che scopiazzare.

Il genocidio del Ruanda ha un bilancio stimato in circa un milione di morti: allora, se teniamo conto che il cadavere di un uomo occupa circa due metri lineari, dieci cadaveri occupano venti metri, cento occupano duecento metri, con cinquecento facciamo un chilometro e con cinquecentomila arriviamo a mille chilometri. Quindi potrete immaginare di partire da Aosta e vedere nell'opposta corsia dell'autostrada una doppia fila di corpi che vi accompagnerà fino che il vostro viaggio non sarà interrotto dallo stretto di Messina.
Se io vi chiedessi qualcosa di questa storia, alcuni ricorderanno hutu e tutsi, ma pressochè nessuno sarà in grado di dirmi perchè è iniziata, come si è sviluppata e quando e perchè è finita.
Questo dimostra che sul Ruanda è stato fatto un giornalismo pessimo e inconsistente.

Avviciniamoci... La guerra nella ex-Jugoslavia ha occupato per lungo tempo le aperture dei nostri quotidiani e dei nostri telegiornali. Molti ricorderanno il ponte di Mostar, il massacro di Srebrenica, l'assedio di Sarajevo e l'esodo degli albanesi. Ma se vi chiedessi di spiegarmi le ragioni del conflitto, il suo svolgimento, e soprattutto qual'è l'attuale situazione in quelle zone...
Questo dimostra che è stato fatto un gornalismo ridondante e altrettanto pessimo.

Quanto alla strage di Beslan, come potevano gli avvoltoi farsi sfuggire tutti quei martoriati corpi di bambini... Infatti non se li sono fatti sfuggire, anche se nessuno vi ha mai spiegato che partendo dagli zar, passano per baffone, per arrivare agli eredi di baffone, lo sport preferito dai Russi è stato il massacro e la deportazione dei Ceceni. Questo si badi bene senza accusare il popolo russo per cui nutro un'ammirazione sconfinata che nasce da un approfondita conoscenza della loro letteratura, e senza in alcun modo avallare l'azione di chi a toccato dei bambini: per loro la famosa macina da mulino... e da quelle parti i fiumi non mancano.
A Beslan non è stato fatto del giornalismo, nemmeno quello pessimo. Si è andati a zonzo in caccia della bambolina insanguinata che, come bertolini, fa lievitare tirature e ascolti.

Allora, per tornare al titolo del post, voi ditemi che non esiste più lo spazio per del buon giornalismo e io mi metterò l'anima in pace.
Ditemelo e mi rassegnerò a " d'estate bisogna bere e mangiare molta frutta ", a " oggi fa caldo, oggi fa freddo, oggi piove, oggi nevica ", a " come affrontare quel senso di depressione al ritorno delle vacanze ". Mi sorbirò, senza fiatare il partito unico degli uni e degli altri, le tendenze per l'autunno-inverno, le prodezze di veline e calciatori ( che fortunatamente di solito s'accoppiano, con un consistente riparmio delle amenità che ci vengono propinate ).

Scusate... ah, già li sento: " tu giornalistucolo dilettante vieni a pontificare e ti permetti di stigmatizzare l'operato di stimati professionisti... ". Signori, se voi siete i professionisti, io la qualifica di dilettante me la tengo ben stretta!

A proposito, sapete come si diventa giornalisti? Bisogna scrivere qualche articolo, farselo pubblicare da qualche parte, ma soprattutto ottenere la presentazione di tre facenti parte della casta. Volete sapere come ci si associa al Rotary...