Un libro da gustare fino in fondo
4 lug 2007
di Michele Guglielmino
Il primo racconto riguarda una bella e misteriosa signora di mezz'età: con quest'affascinante storia, seppur con qualche “titubanza” iniziale, l'autore ci parla anche dell'amore per la letteratura. Il secondo e terzo sono favole, più onirica la prima, più realistica la seconda, con cui l'autore, come avrebbe fatto notare Rousseau, ci parla dell'animale e ci dipinge l'uomo. Il quarto e il quinto non ve li svelo, per non rovinarvi la sorpresa ma credetemi se vi dico che è un libro da gustare fino all'ultima pagina e che l'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, è un piccolo capolavoro.
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semplice e profondo
4 lug 2007
di Riccardo Tronci
Cinque racconti, scritti in uno stile ineccepibile, di chi sa cambiare registro e metrica a seconda della storia. I personaggi sono appena tratteggiati, ma è molto facile riuscire a "vederli", conoscerne il volto e le emozioni. Uno strepitoso inizio ed una folgorante chiusura di libro.
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Stile ricercato e turbine di emozioni
3 lug 2007
di miriammas
Cinque racconti molto intensi. Accompagnano il lettore tra riflessioni profonde, immagini d’altri tempi e suggestioni oniriche sulla scia di uno stile ricercato quanto coinvolgente. L’immagine della tempesta, a mio parere rende perfettamente l’idea del turbine emotivo generato dalla lettura di questo libro. Il potere evocativo della letteratura, il tentativo (vano?) di ristabilire un legame con gli affetti perduti attraverso una passione ereditata, lo smarrimento di fronte all’inesorabilità della morte, il coraggio delle proprie idee, sono solo alcuni degli spunti rintracciabili tra queste pagine. Ho trovato molto suggestivo il racconto Settimo, in cui l’autore spiazza il lettore ponendolo nella prospettiva di un cane e lo accompagna in un percorso surreale alla ricerca di una risposta che dia un senso alla sofferenza. Impossibile per me non apprezzare, infine, il retrogusto hobbesiano di Una pagina sola. Miriam Mastrovito
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Propensione per un linguaggio complesso, forbito...
2 lug 2007
di mario dari
Ho letto con vero piacere il libro, anche se il linguaggio complesso, forbito, ricercato, in certi momenti rallenta lo svolgersi del racconto rendendolo, per molti, faticoso. Proprio questo suo linguaggio, a mio parere, rende il libro un prodotto di nicchia, sicuramente molto apprezzato dagli amatori. "Propensione per le tempeste" è il racconto più riuscito e coinvolgente ed è anche il più semplice nella forma pur mantenendo le caratteristiche di una scrittura sempre elegante. L'idea è ottima e suscettibile di interpretazioni personali secondo il vissuto. Nel complesso un libro da leggere per confrontarsi con pensieri e idee non banali ed insolite.
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I casi della vita
1 lug 2007
di Carla Pivari
Mi sono trovata per caso a recensire questo libro, quasi per scherzoso e sperimentale scambio.Nulla so, ad ora, di come è stata giudicata la mia opera, se lo è stata.Intenzionalmente.Mi sono ritrovata sotto gli occhi e di rimando nel cuore, un piccolo capolavoro.Non avevo mai sentito nominare l'autore, ma ne ho letti molti che dovrebbero cedergli il passo.Non è piaggerìa.Non svelerò nulla delle trame o del racconto che mi ha più colpita.Perchè merita, merita veramente.Scritto in modo che si presta a diversi piani di lettura:estetica, emozionale, rievocativa.Colpiscono gli spunti, le trame, le prospettive di svariati protagonisti che mai ti sogneresti di trovare.Storie particolari e piccoli affreschi,con metafore originalissime e ironiche.Le descrizioni dei personaggi sono accurate e così reali che, leggendo, ti ritrovi al loro fianco, ne senti il respiro...il pensiero...Lo scrittore ha il dono di farti dimenticare il mondo circostante e trascinarti nelle sue storie.Ogni pittoresco aggettivo è quello giusto.Le cose diventano animate e pare normale.Spesso chi scrive si ritrova a dire a se stesso..."io qui avrei fatto così...avrei aggiunto...avrei tolto" Qui tutto è misurato, ma non nel senso deteriore del termine.Va bene così. E basta.In sottofondo si avverte una sottile melanconia la quale però non guasta affatto il gusto della lettura che non si esaurisce una volta sola.Racconti da leggere e rileggere che scivolano via leggeri e grevi.Una bella sorpresa, un buon sapore che resta.Esiste ancora chi sa scrivere pulito e profondo.E ironico, allo stesso tempo. Il che non guasta. Carla Pivari
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ottimo lavoro!
29 giu 2007
di irene giorgini
Ho letto "Propensione per le tempeste", mi sono lasciata coinvolgere, mi sono fatta catturare dalla descrizione dei personaggi, ho ammirato lo stile dell' autore e mi sono ritrovata nella storia. Un libro che mi è piaciuto molto, sia per lo stile, sia per la novità che porta, come ad esempio farci scegliere il tempo dove ambientare la vicenda...ottimo lavoro Riccardo!
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venerdì 2 novembre 2007
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1 commento:
Non so se sia il posto giusto per raccontare le impressioni che ho avuto leggendo la tua raccolta di racconti, ma mi sembrava giusto farlo pubblicamente e non limitarmi al luogo privato di una mail. Se ho sbagliato e questo angolo è riservato alle recensioni serie, scusami e cancella senz'altro il commento.
Ho letto e riletto i racconti. Li ho letti una prima volta per curiosità e con un poco di diffidenza, spinto dal commento di Zefirina, perché se è vero che sul web si trovano spesso brani con idee interessanti o molto forti, è altrettanto vero che il metro del racconto è un giudice spietato.
Li ho riletti con attenzione perché è con la seconda lettura che, fatta la dovuta abitudine ad uno stile che usa il registro linguistico con disinvoltura estrema, emergono alcuni aspetti caratteristici che me li hanno fatti apprezzare veramente, godere in senso estetico.
Il tempo, innanzitutto, il senso ineluttabile dello scorrere del tempo che fa da scenario alle vicende dei protagonisti in Gocce d'acqua lo trovo trattato in maniera stupenda, come in quel "Deserto dei Tartari" che ricordi nell'anteprima sul blog. L'azione rallentata del racconto della donna e l'accelerazione nel finale che porta alla conclusione attraverso breve frasi incisive. Bello, davvero.
L'Uomo visto attraverso la trasfigurazione del senso della vita in Settimo e Una pagina sola: " ... E infine un solo lungo giorno, fino a quello della malattia....
Quanti uomini si accorgono solo correndo verso la morte che avrebbero avuto diritto ad una vita diversa?
Il tema poi ritorna esplicitamente in Propensione per le tempeste dove, nonostante una prefazione che vuole rendere atemporale il racconto, il linguaggio è tutt'altro che sperimentale, anzi, quasi del tutto piano e scorrevole, attraverso dialoghi resi con assoluto realismo, seppure nell'irrealtà della situazione. E' in quel dialogo con il capitano, didascalico senza essere monocorde, che il racconto trova il suo senso, ed è in quella domanda "Perchè?" a cui il militare risponde come il don Abbondio di manzoniana memoria, che trova il suo apice.
Un discorso a parte merita invece Quinto, un racconto particolarmente duro. Leggendolo mi è sembrato di tornare a certe pagine de "Il tamburo di latta" di Gunter Grass. L'ironia amara, la cattiveria naturale e infantile del protagonista mi ricordano moltissimo quelle del piccolo Oskar, ma a parte questo sono consapevole che riuscire a creare quell'atmosfera richiede uno straordinario controllo delle componenti del racconto, e qui sono presenti quasi totalmente (sono onesto: non mi convince del tutto la contrapposizione ideologica tra il giovane e il padre, anche se è necessaria per la battuta cattiva che genera lo shock nel protagonista).
Una raccolta molto bella, non mi stupisco per niente che sia arrivata a ricevere un importante riconoscimento. Certo, è difficile pensare di vederla pubblicata in mezzo a testi appiattiti su un linguaggio a mezza strada tra quello televisivo e quello dei quotidiani...
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